La verosimiglianza

«…Verosimiglianza e veridicità che, peraltro, spesso dipendono da dettagli non strettamente pertinenti con l’essenza del fatto.
Si prenda l’esempio di un teste oculare, che abbia assistito alla conclusione di un contratto: il suo racconto sarà tanto più verosimile cioè credibile quanto più descriva particolari che con il fatto in sè (l’accordo negoziale) poco o nulla hanno a che fare, come se piovesse o c’era il sole; se uno dei contraenti indossasse la camicia a righe o a quadri, e cose del genere.
Tali dettagli, solo all’apparenza irrilevanti e non pertinenti, consentono invece di verificare l’attendibilità del teste, mediante riscontri -per così dire- estranei alla trama centrale o plot del racconto, al fine di saggiarne appunto la coerenza esterna, giacché se il teste ignora quelle informazioni allora è probabile che non si trovasse nel luogo e all’ora della stipula.
Dubito, tuttavia, che il Giudice ammetterebbe formali capitoli di prova su tali circostanze “secondarie”, sulle quali inoltre ben difficilmente accetterebbe di buon grado anche un mero esame preliminare del teste al fine di saggiarne l’attendibilità ex art. 252 cpc»

Juri Rudi, Le tecniche persuasive dell’avvocato (conoscerle, applicarle, difendersene), pag. 16.

(guarda l’indice del libro)


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