“Ciò che dice” è un’espressione forse un po’ vaga, ma non saprei come esprimere meglio il concetto, visto che quelle del Pubblico Ministero non sono decisioni (neppure in senso lato), bensì mere richieste di parte, che ovviamente necessitano di conferma (o smentita) da parte della magistratura giudicante.
Per rendere meglio l’idea, sarebbe come se le suddette banche-dati massimassero anche le arringhe degli avvocati (cosa che, ora, sarebbe anzi lecito attendersi dalla Giuffrè, in un’ottica di parità -sostanziale, formale e bancadatale- tra accusa e difesa).
Ad ogni modo, cercando “femminuccia” nelle citate raccolte digitali di giurisprudenza, vengono fuori due massime.
La prima riguarda appunto il Pubblico Ministero, che “afferma” la responsabilità dell’imputato, mentre la seconda è del Tribunale, che dello stesso imputato proclama invece l’innocenza per i medesimi fatti.
Ancora nessuna traccia infine, nemmeno come terza incomoda, delle conclusioni della difesa.
Lascia un commento
Devi essere connesso per inviare un commento.