Il notaio legge Playboy

Secondo la pubblicità riportata nell’immagine a corredo del presente articolo, Playboy “lo legge anche Giovanni Garnero, Notaio“.[…]
Secondo il database di notariato.it, invece, il predetto Giovanni Garnero non risulta essere notaio.

Secondo l’art. 19, co. 2, Codice del Consumo, “La pubblicità deve essere palese, veritiera e corretta”, rischiando altrimenti di essere ingannevole.

Tantopiù che nella specie non mi pare di rilevare alcuna ironia – seppur sottile o velata – che potrebbe magari giustificare quella “falsa” notizia come una più o meno comprensibile battuta, al pari di quanto avviene – mutatis mutandis – in tema di reato impossibile per falso grossolano (Art. 49 c.p.): “impossibile” proprio perché da tutti percepibile come falso e quindi inidoneo a trarre in inganno.

Nel caso della pubblicità di Playboy, invece, il “falso” mi pare tutt’altro che grossolano, tanto da avermi spinto a verificare presso il sito del Notariato chi stava rischiando il proprio Sigillo, cioè di essere radiato dall’albo, per una pubblicità del genere (a tal proposito,  si pensi che Baudo è stato sospeso dall’albo dei giornalisti proprio per aver fatto degli spot, peraltro non su beni di consumo -come dire- osè: piaccia o no, tant’è: tra le competenze degli Ordini e Collegi professionali c’è anche questa).

Ciò detto, se proprio si vuole trovare una ragione a tutto ciò, direi che essa sia duplice.
Da un lato, la relativa esiguità delle sanzioni dell’AGCOM per il caso di pubblicità non veritiere: come a dire, tentar non nuoce.

Dall’altro lato, tale tipo di pubblicità è forse il “colpo di coda” di una rivista ormai in grave crisi economica.

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